giovedì 25 marzo 2010

CORRIERE DELLA SERA - PRIMA PAGINA


eccomi qui!
orgogliosa tanto.
emozionata anche...

dalla prima pagina del CORRIERE DELLA SERA, con "a mia madre (nonostante tutto)". queste sono soddisfazioni...

domenica 21 febbraio 2010

presentazione libro


mi ero persino dimenticata di caricare almeno un'immagine della presentazione di milano. ho scelto questa; mi sembra strana; mi sembro "grande", certamente non più bimba.

strano.

meravigliosamente strano.

sabato 13 febbraio 2010

9° GIORNO | -17 GIORNI ALLA MIA VITA | 14 DICEMBRE 2007


(...)
E lì, ti ho rivista.Sei lì, su quei pezzi di carta un po’ ingiallita esattamente come ho voglia di ricordarti, fisicamente: giovane, con il cerchietto
o la fascia mentre fai il bagno, i capelli prima chiari e poi scuri, prima corti e poi lunghi. Stavi bene comunque. Sai che non so dire se ci assomigliamo? Tanti dicono di sì ma trovano affinità con papà allo stesso tempo. Bboh! Sono vostra figlia, d’altronde, e sono qui a trovare tratti somiglianti quando
voi, entrambi, ve ne siete andati. Chissà, magari ovunque siate ci si assomiglia tutti persi l’uno nell’altro, non lo sapremo
mai. Sai cos’è strano? Che di nuovo, guardando quelle fotografie, ho paura che tu mi possa sgridare, sento vivermi dentro una scossa che punge, che mi chiude lo stomaco e mi mette in circolo dei brividi-da-bimba esattamente come quelli che aspettavo come un’onda lunga quando tenevo lo sguardo un po’ troppo fisso nei tuoi occhi, perennemente infilati dentro
di me. Scrutavi ogni mio movimento, ogni posizione di ciglio, qualunque reazione muscolare; come se tu dipendessi completamente da ognuna delle mie smorfie e queste fossero causa del tuo disappunto ogni volta diverso, ogni volta così uguale. Sempre. Ecco perché evitavo, spesso, di fissarti; tu non mi guardavi, mi accusavi, per lo più: di ridere o di piangere,
di aggrottare la fronte o di abbozzare un sorriso. Volevi sempre sapere del mio intimo, del mio io-vero, ma fin da bimba avevo imparato a coccolarmelo dentro perché tu lo avresti sbranato con la tua fame insaziabile, salvo dirmi, poi, che non era stato un granché.
(...)

e stanotte ti ho sognata, dopo avere avuto la sensazione di avere attraversato un oceano sott'occhio. sarebbe stata la mia grande impresa.
dopo tutto, sei ancora dentro di me.
nonostante tutto...

mercoledì 10 febbraio 2010

17° giorno dalla morte | -9 giorni alla mia vita | 22 dicembre 2007 | SOGNI & SPERANZE


(...)
Me li sono sognati di notte, mi facevano venire il mal di pancia,
insicura e frustrata nel mio terrore di sbagliare ciò di cui non mi fregava niente; volevo forme e materie, suoni e colori, io. E della classica cultura cosa mi è rimasto? Nebbia fittissima:
confondo la prima guerra mondiale con la seconda, non so mai chi era schierato con chi, faccio confusione con i nomi, le citazioni e i periodi storici. Non saprei collocare Cesare o Plauto sulla linea cronologica della storia che hanno contribuito
a comporre, non mi è rimasta appiccicata una sola frase di Cicerone, per non parlare di Dante. Oh Dante! Ho odiato le masturbazioni mentali che lo catapultavano nelle sfere del regno di Caronte, assalito da colate di umanità e arrancando a stare in vita rifiutato dalla sua bella, ed evidentemente poco stolta, Bbeatrice. Odiavo quei libri, odiavo quel liceo, mi tremavano
le gambe ogni maledetta mattina in cui ero costretta a solcare l’ingresso di quel portone davanti al quale pregavo, per tutto il tragitto in metropolitana, che si fosse parato qualche
picchetto inaspettato portatore, chissà, di un’occupazione dell’istituto di un giorno, magari di due, forse di una settimana...
meglio dell’intero anno scolastico. E studiavo, leggevo, ripetevo; da quando mettevo piede in casa, rientrata dal mio incubo-scuola per gettarmi nell’incubo-famiglia, fino a ora di cena, guardavo i miei libri e tentavo di concentrarmi, continuando
fino a notte tarda, quando mi ricordavo immancabilmente
di puntare la sveglia alle 4 del mattino per ripassare e recitare le lezioni per un’ultima volta, così, per sicurezza. Per poi alzarmi alle 7, e ricalcare un’altra identica giornata senza scossoni né imprevisti. “Esci un po’” mi dicevi, soprattutto quando le giornate si allungavano e smetteva, l’oscurità, di impossessarsi di gran parte del tempo. “Come è possibile che tu ci metta così tanto per imparare quello che gli altro studiano in mezz’ora? A tuo fratello basta stare attento a scuola, non apre mai un libro e ha ottimi voti lo stesso. Perché tu devi stare tutto il giorno sui dizionari
senza vedere nessuno?”. Perché non me lo spieghi tu, adesso, il motivo, per dio! Tu che volevi da me la perfezione e
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il tuo riscatto; tu che cercavi in me l’intelligenza; tu che, vantandoti,
andavi in giro a dire: “Ohhh, i miei figli fanno il liceo: uno lo scientifico e l’altra il classico. Sì sì. Solo i licei danno un’apertura mentale e una preparazione idonea”. Dimmelo tu: idonea a cosa? A chi? Per cosa? Merda!Io volevo fare l’artiiiiiiiiiiisticooooooooooooo!
(...)

quelli che mi sognavo di notte erano gli articoli e i verbi greci da imparare a memoria; ciò che avrei voluto fare, era l'inizio di una scoperta negata.
forse, come oggi, avrei solamente voluto fare l'artista...

martedì 9 febbraio 2010

psicoanalizzando...


dalla prefazione...

Mettendo al mondo un figlio una madre apre contemporaneamente
una porta sulla vita e sulla morte, tale è il suo potere basato sull’amore. Essere madre vuol dire conoscere il dolore delle separazioni senza annullarsi, donare senza aspettare ricompensa,
incontrare la morte e non esserne distrutta, porsi come contenitore di ogni gioia, come terra di passaggio, come porto dove trovar riposo, come ultima spiaggia nel dolore, come negazione del male. La sacralità del materno, nell’accezione
più alta del maternage è l’essenza costitutiva del femminile
che determina anche l’identità del maschio e il ruolo del padre, permette la rinascita della vita e la strutturazione del mondo interno. Dall’amore materno il figlio muoverà quindi i primi passi verso la realizzazione della propria identità psicologica,
affettiva, erotica, relazionale.

(dottoressa franca maisetti, psicoanalista dagli anni ’70 e dirigente dell’Istituto Neofreudiano
di Psicoanalisi di Milano. Scrive con passione di psicoanalisi e di cinema, e collabora con riviste di psicologia, filosofia e arte).

lunedì 8 febbraio 2010

in principio fu la dedica

come può iniziare un libro alla propria madre?
con la dedica a un figlio immaginario e al proprio marito.
"a mia madre (nonostante tutto)", recita così:

"al figlio che forse un giorno avrò
perché sappia fin d'ora
che lo amerò
come ne sono capace.
e a edoardo;
suo padre"

oggi, mi piace che sia questa goccia a dissetarmi.
e poi butto lì una frase di nietzsche che sto considerando di mettere sui soffietti degli shopper con cui voglio omaggiare le amiche giornaliste.

ipse dixit:

"di solito la madre,
più che amare IL figlio,
si ama NEL figlio".

e questa, più che una goccia, mi sembra una caraffata in faccia.
no?




domenica 7 febbraio 2010

goccia a goccia

sì!
ho deciso; amiamadre.blogspot.com, mi metto a seguirlo davvero, e con costanza.
come un acquario si costringealla costanza? trasformando il suo impegno in una passione. e allora così, con la passione che mi fa vivere, ho deciso di pubblicare qui, goccia dopo goccia, la spremuta di emozioni che ha cambiato la mia vita. il condensato di sentimenti che è fuoriuscito dalla pancia senza chiedermi "permesso?".

che fate? bevete tutti i giorni una spremuta con me?

a domani con la prima goccia...